RICERCA



Per raggiungere lo scopo di combattere le zanzare, senza creare danni peggiori delle loro punture, c’è grande interesse alla ricerca e alla sperimentazione di metodi che non alterino gli equilibri naturali. Se siete a conoscenza di qualche iniziativa valida e interessante che può essere di pubblica utilità e vorrete farcela conoscere, la divulgheremo volentieri.



COSTA RICA - PESTICIDI E LEUCEMIA: UNA RELAZIONE PROVATA SCIENTIFICAMENTE. IMPORTANTE STUDIO DELL' UNIVERSITA' DEL COSTARICA

Peacelink ; 12 aprile 2008

I figli e le figlie di genitori che sono stati esposti al contatto con pesticidi (da questo momento da intendere come agrotossici) durante il loro lavoro, hanno un rischio tre volte superiore di contrarre leucemia. Questo è il risultato preliminare di un studio effettuato dall'Instituto Regional de Estudios en Sustancias Tóxicas (IRET), dell'Università Nazionale del Costa Rica (UNA) e dall'Istituto Karolinska di Stoccolma, Svezia.

Il Costa Rica importa annualmente circa 12 milioni di chilogrammi di pesticidi ad un costo di 80 milioni di dollari, includendo insetticidi, nematicidi, erbicidi, funghicidi e fumiganti.

L'Instituto Regional de Estudios en Sustancias Tóxicas (IRET), dell'Università Nazionale del Costa Rica (UNA), ha stimato che il 4,5 per cento dei lavoratori agricoli costarricenses soffre un'intossicazione ogni anno. Studi sugli effetti cronici realizzati dall'IRET hanno rilevato un rischio elevato di cancro e di effetti neurotossici nei lavoratori esposti a pesticidi (Wesseling 1997 - PPUNA, 1997). Gli studi dell'IRET dimostrano anche danni all'ambiente, come mortalità di pesci e gamberi nei fiumi e la presenza di residui di pesticidi in acque, suoli, sedimenti ed organismi acquatici e la diminuzione della biodiversità acquatica (Castillo, De la Cruz, Ruepert, 1997 - PPUNA, 1997)¹

Le gravi conseguenze del contatto diretto con pesticidi non sembrano però interessare solamente le lavoratrici ed i lavoratori agricoli, ma anche la loro discendenza. L'IRET e l'Istituto Karolinska hanno realizzato lo studio "Esposizione occupazionale ed ambientale di padri e madri a pesticidi, altri agenti inquinanti e leucemia", con l'obiettivo di "contribuire alla conoscenza scientifica dei rischi cancerogeni dei pesticidi ed altre sostanze tossiche, che possa servire come base per decisioni regolatorie a livello nazionale ed internazionale, attraverso l'analisi di dati di uno studio di casi e controlli in Costa Rica, per provare l'ipotesi che l'esposizione occupazionale ed ambientale dei genitori a pesticidi ed altri agenti inquinanti durante il periodo prenatale e i primi anni di vita, origina un rischio maggiore di leucemia nei figli".

L'incidenza di intossicazioni è alta tanto nella popolazione laboralmente esposta, quanto nella popolazione in generale.

Lo studio

Consultata dalla Lista Informativa "Nicaragua y más" e dal Servicio de Información de la Rel-UITA (Sirel), la dott.ssa Patricia Monge Guevara, coordinatrice del Master in Salute Occupazionale ed investigatrice dell'IRET, ha dichiarato che "sono stati due i fattori che ci hanno motivato a promuovere questo studio. Il primo è che il Costa Rica ha uno dei tassi mondiali più alte di leucemia infantile, e questo ci ha fatto riflettere molto. Il secondo aspetto è che tra le cause che si menzionano nella letteratura internazionale figura l'esposizione o contatto con sostanze chimiche. All'interno di queste sostanze ci sono i pesticidi. Il Costa Rica - ha continuato la dott.ssa Monge - ha questi due elementi, cioè un'elevata incidenza di leucemia infantile ed anche un forte consumo di pesticidi che si avvicina ai 2,5 kg/anno pro-capite". Lo studio è stato realizzato in tre tappe.

Nella prima è stato fatto uno studio descrittivo per tipificare la leucemia infantile nel paese.

La seconda tappa, più di carattere analitico, è stata denominata "Disegno di studio caso-controllo" e che è consistita nell'ubicare i casi di bambini che hanno sviluppato la leucemia tra il 1995 ed il 2000, rapportandoli poi con un altro gruppo di bambini di età simili, ma che non hanno contratto questa malattia. È stato usato un campione di 879 bambine e bambini costaricani, 300 dei quali sono stati diagnosticati con leucemia, mentre 579 non l'avevano. "In questa seconda tappa - ha ricordato l'investigatrice dell'IRET - sono stati preparati questionari per verificare le condizioni di salute della famiglia, i posti di lavoro dei genitori ed a che tipo di sostanze sono stati esposti durante la gravidanza e nel primo anno di vita del bambino o bambina. In questo modo abbiamo cercato di vedere quale sia il rischio o l'associazione tra l'esposizione dei genitori a pesticidi durante il lavoro e lo sviluppo della leucemia nei bambini durante gli anni successivi alla loro nascita".

La terza tappa dello studio, che si sta sviluppando in questi mesi e che dovrebbe terminare tra due o tre anni, affronterà il tema di analizzare altri tipi di agenti inquinanti, come chimici domestici ed agenti inquinanti di tipo occupazionale ed ambientale, ed altri fattori di rischio associati alle leucemie infantili, come i prodotti dietetici ed i medicamentosi, i metalli e solventi organici. Si sta anche studiando la parte genetica, prendendo campioni di cellule orali dei genitori e dei bambini per vedere se esiste qualche alterazione genetica.

I Risultati

Lo studio ha dimostrato che esiste una relazione chiara e diretta tra questi due fattori - l'esposizione dei genitori a pesticidi e la leucemia - e che il rischio di sviluppare questa malattia è tre volte maggiore del normale. Inoltre, questa relazione risulta essere ancora più elevata quando è la madre ad aver avuto contatto con queste sostanze durante la gravidanza e il primo anno di vita dal bambino o bambina.
"I risultati sono chiari. Possiamo concludere che il contatto con pesticidi di padri e madri prima della nascita e durante il primo anno di vita del bambino contribuisce all'apparizione della leucemia infantile. Oltre a questo , lo studio ha rilevato una chiara associazione con gruppi ben definiti di queste sostanze, come per esempio i pesticidi organofosforati, tra essi il Diclorvos, Fenamifos, Malation, Metamidofos, Foxim e Terbufos, alcuni erbicidi come il Paraquat e Picloram e funghicidi come il Benomil e Mancozeb", ha chiarito la dott.ssa Monge.
Malgrado lo studio non includesse un'analisi per zona geografica, si stima che le aree più colpite risultano essere quelle rurali, essendo queste ultime quelle dove i lavoratori vengono maggiormente esposti al contatto con pesticidi, soprattutto nelle monocolture.
Questi risultati hanno motivato gli studiosi a fare un appello alle autorità governative ad esercitare un controllo più stretto sulle quantità di pesticidi che entrano e che si usano nel paese.
"Le autorità devono prendere in considerazione questa associazione, che è stata dimostrata scientificamente, tra il contatto con pesticidi e la leucemia infantile. Bisogna prendere misure concrete per diminuire la quantità di questi chimici che entrano nel paese ed affinché si restringa o proibisca l'uso di quei pesticidi segnalati nello studio", ha concluso la specialista dell'IRET.
© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org)
Note:
¹ ( Progetto "Alternativas al uso unilateral de agrotóxicos en Costa Rica" 1999-2004 - Proyectos Académicos IRET de Universidad Nacional (UNA) en Costa Rica

http://www.peacelink.it



LE AGGRESSIONI CHIMICHE SONO DISASTROSE, MEGLIO USARE LE TECNICHE DELLA LOTTA BIOLOGICA

LA STAMPA – Scienza ; 5 settembre 2007

leggi



REACH

eco-comm news, anno 2007, n.1; 5 gennaio 2007

Regolamento (CE) N. 1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006, concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH), che istituisce un'Agenzia europea per le sostanze chimiche (GU L 396, 30.12.2006, p.1)

In seguito ad un complesso e travagliato iter procedurale, durato oltre tre anni, è stato finalmente istituito il sistema REACH (registrazione, valutazione e autorizzazione dei prodotti chimici). Il sistema si basa sulla registrazione delle imprese che producono o importano sostanze chimiche (nuove ed esistenti) oltre una certa quantità annua; sulla valutazione dei dati registrati; sull'autorizzazione delle sostanze che destano particolari preoccupazioni. La novità più importante introdotta dal sistema REACH è senza dubbio il ruolo centrale che l'industria chimica europea è chiamata a svolgere nell'ambito della politica in materia di prodotti chimici.



CO2, LA PASSIONE DELLE ZANZARE

ALMANACCO della SCIENZA – CNR; 15 dicembre 2006

Le zanzare sfruttano il biossido di carbonio esalato dalle persone per localizzare le potenziali “vittime”. Ora, come viene riportato sul numero odierno di Nature, un gruppo di biologi della Rockefeller University ha identificato nel moscerino della frutta due recettori molecolari, entrambi necessari, che consentono a questi insetti di rilevare il biossido di carbonio nell'ambiente. La scoperta potrebbe essere importante per aprire la strada alla messa a punto di nuove armi nella lotta contro la diffusione delle malattie di cui gli insetti ematofagi possono essere portatori, prima fra tutte la malaria. "L’esistenza di neuroni che negli insetti rispondono allo stimolo rappresentato dal biossido di carbonio – osserva Leslie Vosshall, che ha diretto la ricerca – era già nota, ma i meccanismi molecolari attraverso cui avviene il rilevamento del gas restavano un mistero”. Esaminando sistematicamente la famiglia dei chemorecettori della drosofila i ricercatori sono riusciti a isolare due possibili proteine, chiamate Gr21a e Gr63a, candidate a svolgere quella funzione. Per confermare l’ipotesi i ricercatori hanno manipolato geneticamente alcune drosofile, facendo sì che anche alcuni neuroni che normalmente non sono sensibili al biossido di carbonio esprimessero le proteine Gr21a e Gr63a. Per contro, altri moscerini in cui era stata alterata la proteina Gr63a, mostravano di essere diventate insensibili al gas, permanendo in ambienti con una concentrazione di biossido di carbonio tale da indurre il ceppo non mutante ad allontanarsi. Infine i ricercatori hanno cercato i recettori omologhi a Gr21a e Gr63a nella zanzara che trasmette la malaria, identificandoli nelle proteine GPRGR22 e GPRGR24.



GLI INSETTI SONO SENSIBILI ALLE ONDE ELETTROMAGNETICHE E LE ONDE RADIO AD ALTA FREQUENZA POSSONO PROVOCARNE LA MORTE

(ANSA) - ROMA, 22 settembre 2006

Insetti come mosche, ragni, zanzare, formiche e cavallette sono fortemente sensibili alle onde elettromagnetiche e alle onde radio ad alta frequenza, tanto che queste possono provocarne la morte. E' quanto e' emerso da una ricerca condotta dall'Accademia delle Arti e delle Scienze del Kosovo a Pristina e resa nota dalla stessa Accademia. Dall'esperimento, coordinato da coordinati da Ibrahim Rugova e condotto da Ishmet Hasani, Rexhep Gjergj e Rashit Maliqi, e' risultato che a causare la sofferenza degli insetti esposti alle alte frequenze sono soprattutto i campi magnetici, piu' che il calore emesso dai trasmettitori. L'esperimento, rilevano i ricercatori, e' stato condotto in cinque sequenze di prova, che hanno dato tutte lo stesso risultato: ''le onde elettromagnetiche diffuse ad alta frequenza e a bassa potenza rispetto a quelle diffuse a bassa frequenza, per ragni, formiche mosche, zanzare ed altri insetti, si sono rivelate la causa principale del loro quasi istantaneo decesso''. La causa del decesso, osservano ancora i ricercatori, non e' stata l'asfissia, ma il blocco delle funzioni metaboliche (un fenomeno paragonabile alla congestione, al blocco delle funzioni digerenti o all'arresto cardio-circolatorio nell'uomo), per la rapida degenerazione di alcune ghiandole che favoriscono i principali processi metabolici. Alla luce di questo risultato, i ricercatori ritengono che telefoni cellulari e personal computer possano disturbare il bioritmo degli insetti, fino ad ucciderli. Di qui l'idea di utilizzare campi magnetici per tenere gli insetti piu' insidiosi lontani dalle abitazioni. ''Un rimedio contro la presenza di insetti in una abitazione - rilevano gli studiosi - potrebbe essere proprio la generazione di un campo magnetico ad altissima frequenza''. Quest'ultimo impedirebbe inoltre agli insetti di riprodursi poiche' impedirebbe alle uova di schiudersi. Ciò, osservano ancora, spiegherebbe perche' nei locali in cui si trovano impianti per la telefonia cellulare o per trasmissioni radio-TV non si trovano mai insetti o ragnatele, cosi' come spiegherebbe la nascita di insetti con alterazioni nella forma, nel peso e nel metabolismo.



ODORE DI UOMO ALLA BASE DI UN REPELLENTE PER LE ZANZARE

ALMANACCO della SCIENZA - CNR; 11 agosto 2006

E' come nel libro di Patrick Suskind ''Il Profumo" il cui protagonista senza scrupoli, Grenouille, ruba dai corpi delle sue vittime le essenze necessarie alla realizzazione di un profumo. Ma in questo caso le essenze serviranno per combattere le zanzare e il preparato, prodotto da John Pickett della Rothamsted Research a Hertfordshire usando odori umani, sarà il miglior repellente mai creato contro gli insetti. I ricercatori sono riusciti a isolare dalla pelle dei più fortunati che sembrano impenetrabili per le fastidiose zanzare, alcune sostanze naturali che hanno un'azione repellente e stanno lavorando per produrre un prodotto commercializzabile. I loro risultati sono stati presentati alla Royal Society Summer Science Exhibition svoltasi nei giorni scorsi a Londra. Infatti gli studiosi britannici hanno pensato che il segreto per il miglior repellente antizanzare andava rubato dalla cute di coloro che non sono punti, che emanano quindi un repellente del tutto naturale dalla propria pelle. Così gli scienziati si sono adoperati all'isolamento dell'odore sprigionato dalla pelle dei più fortunati e con la gascromatografia hanno separato tutte le molecole che formano l'odore. Poi con un filtro molto particolare, l''elettroantennografo’, i ricercatori sono riusciti a identificare tra queste tantissime sostanze quelle chiave con azione repellente sulle zanzare. Ciò fatto, ha spiegato il leader dell'equipe John Pickett, gli esperti hanno composto con le molecole isolate un 'repellente naturale' la cui composizione per ora rimane segreta, e ora lo stanno testando su individui confrontandolo con alcuni repellenti oggi in commercio. I ricercatori sperano di portare sul mercato un repellente potente, inodore o comunque con un odore quasi impercettibile e non irritante. Ma il vero traguardo, hanno ammesso, sarebbe arrivare a un repellente che abbia effetti di lunga durata.



STUDIO DELLE DINAMICHE POPOLAZIONALI DEGLI ODONATI E DEI DITTERI CULICIDI IN RISAIA COLTIVATA CON TECNICHE BIOLOGICHE
(Documento Word, attenzione! File voluminoso!)
leggi

Dott. Marciano Huancahuari T.
Referente Tecnico Scientifico
Ripopolamento degli Odonati
Provincia di Biella.



CNR, OLI ESSENZIALI UTILI PER PREVENIRE E LENIRE

zanzare : profumi per combatterle

zanzaretta tigre

(ANSA) - ROMA, 21 luglio 2006

Le zanzare, il flagello delle serate estive, hanno un tallone d'Achille: e' l'olfatto, che si puo' ingannare con profumi naturali.'Gli oli essenziali di piante officinali ed aromatiche interferiscono con i loro sensilli', spiega l'esperto, Piergiorgio Pietta del Cnr. Perche' quando ci si trova in un orto con basilico, rosmarino e citronella non si viene punti?. 'Perche' molte piante - afferma Pietta - contengono oli essenziali che coprono gli odori della pelle'.

leggi

© Ansa



SCOPERTA LA SOSTANZA NATURALE CHE RESPINGE LE ZANZARE

Lanci - Royal Society Summer Science Exhibition, 5 luglio 2006

Il mistero di chi non viene mai punto dalle zanzare potrebbe essere stato svelato dai ricercatori dell'università di Aberdeen, che sostengono di aver isolato una sostanza, normalmente presente in alcuni soggetti, fortemente repellente per questi insetti. Gli studiosi non hanno voluto rivelare quale tra le centinaia di molecole che compongono l'odore umano abbia queste caratteristiche, ma se confermata la scoperta potrebbe portare alla produzione di insetticidi naturali senza le controindicazioni di quelli chimici. Per trovare la sostanza, i ricercatori hanno separato l'odore umano nei suoi componenti con un gascromatografo. In seguito le zanzare sono state sottoposte ad ogni singola sostanza; la loro reazione è stata monitorata mediante l'elettroantennografia. Il coordinatore della ricerca John Pickett sostiene che "la molecola che abbiamo individuato è attiva a livelli bassissimi".



SPERIMENTAZIONE NEI COMUNI DI TREVISO E RIMINI

A Treviso e a Rimini, è partita la sperimentazione del MOSQUITO STOPPER, un dispositivo brevettato per combattere l’infestazione delle zanzare nei centri abitati. Si tratta di uno speciale apparecchio, munito di zanzariera, che evita di immettere le attuali soluzioni chimiche o biologiche nei tombini e nelle caditoie stradali ed è comunque in grado di bloccare la proliferazione delle zanzare in quei luoghi. La sperimentazione scientifica, effettuata da Sistem Ambiente in collaborazione con l’Università di Padova Dipartiment, è risultata sorprendentemente efficace. La sperimentazione nei suddetti Comuni durerà presumibilmente 5 mesi.

Treviso-Rimini-img

www.sistemambiente.eu  20 - 22 giugno 2006



TROPPE ZANZARE: USIAMO I PIPISTRELLI PER COMBATTERLE

Pipistr.

Progetto con il Comune di Fiesole, 25 maggio 2006

L'uso massiccio dei veleni in agricoltura per decimare gli insetti dannosi avvelena l'ambiente e tra i primi a patirne le conseguenze sono i pipistrelli che, efficienti predatori di insetti, accumulano veleno nei loro tessuti fino a restarne uccisi. Questa causa, insieme alla rarefazione di adeguati rifugi diurni e di letargo invernale, sta determinando un preoccupante declino delle popolazioni di pipistrelli, mettendo a serio rischio la loro sopravvivenza.
A spingere a rivalutarli è adesso uno dei loro più ghiotti bocconi: le zanzare.
Il Comune di Fiesole ha infatti messo a punto con gli zoologi delle Specola un progetto per la costruzione di una decina di bat-box, piccole casette di legno di poche decine di centimetri che, a titolo sperimentale saranno affidate ad altrettanti cittadini che vorranno offrirsi volontari. Le bat-box saranno appese in giardino o sotto la grondaia del tetto perché i pipistrelli vi facciano la casa, con la speranza che ripuliscano le zone circostanti dalle zanzare.
In una notte infatti un pipistrello riesce a mangiarne anche 2-3mila.

Se vuoi avere maggiori notizie sul progetto puoi:
leggere l' articolo del 10 maggio 2006 pubblicato su La Nazione
leggere l'articolo del 12 maggio 2006 pubblicato su La Repubblica
oppure rivolgerti a: paolo.agnelli@unifi.it della Sezione di Zoologia 'La Specola' del Museo

 



I PIPISTRELLI SONO VENUTI
leggi



STOP ALLE ZANZARE CON IL REPELLENTE UMANO

Le fastidiose punture causate dalle zanzare hanno i giorni contati. I ricercatori inglesi del Centro Ricerche Rothamsted hanno scoperto che le persone non colpite dalla zanzara hanno alcune sostanze chimiche negli umori del sudore che chi viene colpito non ha.
Questa scoperta potrebbe presto portare all’individuazione di un repellente naturale da spruzzare sulla pelle. Il gruppo di ricerca non ha ancora reso noti i composti chimici responsabili, per poterli sfruttare commercialmente.
Il repellente non avrebbe odore percepibile dall’olfatto umano.

www.ecoblog.it



ZANZARE FLUORESCENTI

Le Scienze on line, 20 ottobre 2005

Un nuovo metodo permette di separare gli insetti in base al sesso. Un team di scienziati dell'Imperial College di Londra ha modificato geneticamente alcuni maschi di zanzara in modo da fargli esprimere una proteina fluorescente nelle gonadi, allo scopo di poter separare più rapidamente gli esemplari dei due sessi. In questo modo, i ricercatori potranno identificare più facilmente gli insetti dei due sessi rispetto al metodo manuale e controllare così le popolazioni di zanzare. Lo studio è stato pubblicato online dalla rivista "Nature Biotechnology". "Questo risultato - spiega Andrea Crisanti, principale autore della ricerca - ci consentirà di identificare i maschi e le femmine già in un primo stadio, e ci renderà possibile liberare maschi sterili nella popolazione senza correre il rischio di liberare ulteriori femmine. Il rilascio di maschi sterili, quando sono disponibili metodi di separazione dei sessi, si è dimostrato efficace nel controllo di diversi infestanti". "Le femmine di zanzara - prosegue Crisanti - sono responsabili della diffusione della malaria e anche del danneggiamento delle coltivazioni, ma sono in grado di riprodursi una sola volta prima di morire. Costringendo le femmine ad accoppiarsi con maschi sterili, possiamo impedire loro di dare vita a ulteriori zanzare e contemporaneamente ridurne la popolazione". Gli autori hanno lavorato sulla zanzara Anopheles stephensi, l'insetto responsabile della maggior parte dei casi di malaria in Asia. Hanno modificato le larve di zanzara in modo che esprimessero una proteina fluorescente verde nelle gonadi: quando le zanzare modificate sono state mescolate con normali insetti, i ricercatori hanno scoperto che le femmine non avevano alcun problema ad accoppiarsi con loro.

 


VALUTAZIONE DELL'EFFETTO REPELLENTE E ANTI-FEEDING DELL'OLIO D'AGLIO (Allium sativum) NEI CONFRONTI DEI FLEBOTOMI (Diptera: Psychodidae)

Annali Istituto Superiore di Sanità (2005;41(2):253-256)

                                                                                Laura VALERIO e Michele MAROLI
                                                            Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie ed Immunomediate,
                                                                              Istituto Superiore di Sanità, Roma

È stato saggiato l’effetto protettivo e anti-feeding di un estratto d’olio d’aglio contro la puntura dei flebotomi (Phlebotomus papatasi). L’efficacia è stata studiata secondo due differenti procedure di
laboratorio:

Leggi tutto:

 

SOLCHI NELLE RISAIE e STAGNI PER LIBELLULE

Le risaie sono ambienti inospitali per rane e pesci (ottimi predatori di zanzare), in quanto vengono asciugate completamente durante alcune fasi della crescita del riso; in pratica sono una trappola biologica per i girini, che muoiono prima di riuscire a trasformarsi in ranocchi. La buona notizia è che basta lasciare un solco allagato per offrir loro rifugio.
A Novara, le risaie sperimentali, nelle quali era stato scavato il solco di rifugio, nei mesi di luglio e agosto ospitavano un numero di larve di zanzare inferiore del 44% rispetto ai campi di controllo (senza solco): inoltre, i solchi ospitavano molte meno zanzare (il 77% in meno) rispetto al resto della vasca di risaia. Ciò fa escludere che i solchi fungano da “serbatoi” di larve di zanzara.

La Provincia di Novara, ha dimostrato interesse anche per l’impiego delle libellule, grandi distruttrici sia delle larve che delle zanzare adulte.

LE LIBELLULE A NOVARA

Risultati del primo anno di attività

Parte applicativa: Fauna più ricca e meno zanzare

Sperimentazione di tecniche di mitigazione degli effetti delle asciutte nelle risaie sulla fauna acquatica e sulle popolazioni di zanzare.

La moderna coltivazione del riso comporta l'esecuzione ripetuta della pratica delle asciutte, durante le quali l'acqua viene eliminata per motivi agronomici. Le asciutte ripetute delle vasche delle risaie provocano la mortalità massiccia degli organismi acquatici. In questo modo le risaie agiscono come "trappole ecologiche", in quanto attraggono, in primavera, numerosi organismi che danno inizio alla riproduzione; le loro uova, le larve o i girini sono però destinati a morire quando l'acqua viene eliminata dalle vasche. Da un lato, quindi, le asciutte rappresentano uno dei fattori che contribuiscono alla banalizzaziona degli agroacosistemi; dall'altro favoriscono la proliferazione delle zanzare, che si trovano a svilupparsi in assenza di predatori. Inoltre, alcune specie particolarmente fastidiose appartenenti ai generi Aedes ed Ochlerotatus vengono favorite, in quanto depongono le uova su terreno umido.
Con questa ricerca si è voluta verificare l'ipotesi che il mantenimento di ecosistemi complessi aiuti a risolvere una parte dei problemi posti dalla pratica delle asciutte. Si è dimostrato per la prima volta che introducendo nelle pratiche agronomiche alcune semplici varianti che aiutino a mantenere comunità faunistiche più complesse ed equilibrate e aumentino la biodiversità, si alleviano i problemi e si migliorano le potenzialità degli agroecosistemi.
La ricerca si è posta l'obiettivo di verificare se lo scavo di solchi nei quali l'acqua permane durante le asciutte porti a:

- mitigare gli effetti indesiderati della pratica delle asciutte, favorendo condizioni ambientali idonee alla sopravvivenza di un maggiore numero di specie (invertebrati acquatici e anfibi) in risaia

- verificare gli effetti dell'aumento dei predatori naturali sul numero di larve di zanzara.

Per la sperimentazione sono state sottoposte a campionamenti standardizzati 10 coppie di risaie scelte in altrettante aziende agricole della provincia di Novara; ciascuna coppia era composta da una vasca di controllo e da una vasca sperimentale. Nelle risaie sperimentali era stato scavato lungo un lato un solco che rimaneva allagato anche durante le asciutte, in modo da creare un rifugio per la fauna acquatica. Nelle risaie di controllo, nel solco e nelle risaie sperimentali sono stati raccolti e classificati campioni di invertebrati acquatici e di anfibi (oltre 9360 invertebrati e 119 anfibi) e larve di zanzara (2440 individui appartenenti a 5 differenti specie). Ciascun campo è stato visitato più volte nel corso della stagione fra giugno e agosto del 2005.
Dai dati emerge che:

- i solchi dei campi sperimentali ospitano nei mesi di luglio e agosto popolazioni di invertebrati acquatici e di rane più abbondanti rispetto alle risaie di controllo.

- i campi sperimentali, nei quali era stato scavato il solco, nei mesi di luglio e agosto ospitavano un numero di larve di zanzare inferiore del 44% rispetto ai campi di controllo (senza solco). Inoltre, i solchi ospitavano molte meno zanzare (il 77% in meno) rispetto al resto della vasca di risaia. Ciò fa escludere che i solchi fungano da "serbatoi" di larve di zanzara.

E' auspicabile il proseguimento delle sperimentazioni in futuro, in quanto i dati presentati, per quanto incoraggianti e sostenuti da un trattamento sperimentale e statistico robusto, si riferiscono ad un'unica stagione e ad un numero contenuto di campi.

Altre attività svolte nel 2005

Parte didattico-divulgativa e sperimentale

Durante il primo anno di attività si è proceduto alla stesura del materiale didattico divulgativo che verrà in seguito distribuito alle scuole ed alla cittadinanza, in particolare i manuali:

- LILLIBE E BELLULO: i Cirabebè ovvero le libellule;
- LILLIBE E BELLULO: ovvero come costruire uno stagno per libellule;
- LILLIBE E BELLULO: guida al riconoscimento delle libellule.Sono stati effettuati i corsi preliminari agli insegnanti delle scuole della Provincia di Novara interessate alla costruzione di stagni per libellule nei giardini delle scuole.

Sono stati effettuati i corsi preliminari alle GEV (Guardie Ecologiche Volontarie) sul riconoscimento delle specie di libellule, per formare un primo gruppo di volontari che dal prossimo anno collaboreranno al censimento delle specie di libellule presenti in Provincia di Novara.
Dati presentati a Novara, il 14 dicembre 2005

Autori: Prof. Giuseppe Bogliani e Dott. Elisa Riservato (Università di Pavia), Dott. Margherita Calderaia e Dott.ssa Michela Villa (Biologhe)

http://www.provincia.novara.it



LOTTA ALLE ZANZARE

Per il secondo anno consecutivo il Consorzio di Bonifica Versilia Massaciuccoli si è fatto promotore di un progetto di lotta biologica alle zanzare, attraverso l'uso di animali che in natura si cibano sia delle larve che degli esemplari adulti. Il progetto, ideato dal Biologo Paolo Ercolini, si affianca agli altri metodi di difesa dalle zanzare, ed è completamente naturale senza l'uso di pesticidi e veleni. Si tratta dell'unico caso che ha previsto l’abbinamento pipistrelli – pesci come intervento per la lotta alle zanzare (sia sugli animali allo stato larvale che sugli animali adulti). Infatti fin dagli anni ’60 in Germania, Francia, Austria sono stati sperimentati progetti similari, concentrando la lotta biologica solo sulle larve, attraverso l’immissione della Gambusia in fiumi e canali. Mentre alle isole Muritius è stata sperimentata la lotta con i pipistrelli.

Larve di zanzara: Il competitore naturale per le larve di zanzara è un pesce larvivoro da immettere nei canali di bonifica. La scelta è ricaduta sulla locale “tinca”, che meglio si adatta al territorio, rispetto alla Gambusia, specie americana usata in passato per iniziative similari soprattutto all’estero.

Specie adulte: Il competitore naturale per le specie adulte è il comune pipistrello, capace, in una sola notte, di cibarsi di oltre 1.500 zanzare. Per questi animali non è necessario un ripopolamento, ma si è provveduto a realizzare delle casette che ne favoriscano il ricovero e la nidificazione. Il progetto è stato autorizzato dall'Azienda Usl 12 Versilia, dalla Provincia di Lucca (Ufficio Caccia e Pesca) e ha avuto il plauso dal Dipartimento di Etologia, Ecologia ed Evoluzione dell'Università di Pisa. Fino ad ora hanno aderito i Comuni di Camaiore, Massarosa, Montignoso e Viareggio.

Stato di attuazione: La fase operativa del progetto ha avuto inizio lo scorso anno (2005), immettendo 10.000 esemplari di “tinca” nei canali di bonifica. Costruzione di 100 “casette ricovero” per pipistrelli (bat box) sono state collocate seguendo particolari specifiche. Le casette, che dovrebbero favorire la nidificazione di circa 1000 pipistrelli. Anno 2006: Nuova immissione di 10.000 tinche nei canali. Distribuzione di cassette per pipistrelli ad Associazioni e privati cittadini che ne fanno richiesta.

Risultati (Ottobre 2005): • Osservazioni indirette - Prime segnalazioni sul contenimento in alcune aree delle punture di zanzare; - risultati del pescalarve sulla presenza di stadi larvali e/o pupali di ditteri culicidi . • Osservazioni dirette - Prime frequentazioni dei chirotteri nelle bat box a Massarosa (loc. Pioppogatto) e a Camaiore (loc. Montebello), già a pochi mesi dalla messa in opera delle casette; - osservati nelle feci i resti di insetti, quali lepidotteri e ditteri;

Richiedi il nido per pipistrelli:

http://www.bonificavm.it/ExtraPages.asp?sez=22



FUNGHI CONTRO LE ZANZARE

ALMANACCO della SCIENZA - CNR; 15 Giugno 2005

Una casa piena di muffa potrebbe aiutare a combattere la malaria uccidendo le zanzare che portano la malattia. Alcuni ricercatori hanno scoperto che un trattamento a base di funghi può rappresentare un'efficace alternativa agli insetticidi cui le zanzare sono diventate resistenti. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, la malaria provoca ogni anno almeno un milione di morti. Per ridurre la diffusione della malattia sono stati provati molti metodi, compreso l'utilizzo di insetticidi come il DDT, la distribuzione di zanzariere e lo studio della possibilità di produrre zanzare geneticamente modificate che non siano in grado di trasportare il parassita della malattia. Ma quando sono stati usati gli insetticidi, le zanzare si sono dimostrate in grado di contrattaccare. Dopo l'utilizzo intensivo del DDT dopo la seconda guerra mondiale, gli insetti hanno cominciato a sviluppare resistenza alla sostanza chimica. Oggi, alcune zanzare resistono a un gran numero di insetticidi più moderni, compresi i piretroidi usati in gran parte dell'Africa. Gli scienziati si sono così rivolti alle capacità insetticide dei funghi, alcuni dei quali vengono già usati per impedire agli insetti di danneggiare i campi coltivati. Le zanzare non hanno avuto finora molti contatti con simili deterrenti e dunque non hanno ancora sviluppato una resistenza. Per portare i benefici dei funghi nelle case, Matt Thomas dell'Imperial College di Londra e colleghi hanno prodotto uno spray a base di olio del fungo Beauveria bassiana. L'olio contribuisce a mantenere l'umidità e a consentire al fungo di sopravvivere. Quando i ricercatori hanno esposto zanzare a una superficie spruzzata con il preparato, non solo la maggior parte degli insetti è morta, ma quelli che sono sopravvissuti sono risultati meno capaci di trasmettere il parassita della malaria agli esseri umani. In questo modo si è raggiunta una riduzione di 80 volte del numero di zanzare in grado di trasmettere la malaria. Lo studio è stato descritto sulla rivista "Science".